Carcinoma al seno: cinque lunghi anni di lotta per sconfiggerlo

di Daniela Roccatello

carcinoma al seno

Elena, all’inizio di questa malattia aveva 35 anni, separata e con un bimbo di 2 anni. Eh si! Le ha provate proprio tutte: terapie con la medicina ufficiale, rimedi con l’altra medicina, meditazione e quant’altro.

In questa sua vicenda sono entrata anch’io, dapprima come terapista di riflessologia del piede, un discreto sostegno al paziente oncologico: massaggiavo i suoi piedi per far diminuire la nausea, il vomito, la dissenteria, i crampi alle gambe e ai piedi, l’ansia, gli attacchi di panico, la stitichezza causata dagli oppiacei.

Si, questa è una parte importante del mio lavoro che ho potuto svolgere anche in ospedale, quando ho vissuto per alcuni anni nella Svizzera Italiana, dove la riflessologia del piede è riconosciuta a livello ufficiale. Ho avuto l’onore di poter collaborare con una equipe di oncologi che quotidianamente mi chiamavano per… dare una mano.

I suoi piedi mi raccontavano come stavano andando le cose

Elena: aveva un gran brutto carattere, ma sapeva farsi perdonare, grazie ad un’intelligenza molto fine e un cuore aperto. 
I suoi piedi, che mi scaraventava in mano una, due volte la settimana, di giorno o di notte quando aveva tanta paura e mi chiamava per tranquillizzarla, mi raccontavano chiaramente come stavano andando le cose. Si gonfiavano, diventavano durissimi, manifestavano segni, per me chiari, su quanto le sue sofferenze si stavano aggravando o in certi benedetti periodi, migliorando.

Dopo tanti anni di assistenza trattando i piedi di persone con questa malattia ho verificato un fatto sorprendente e che puntualmente si verifica quando il destino personale non lascia più molto tempo per risanare: i segni spariscono completamente e i piedi delle persone che stanno per lasciarci diventano bellissimi! Questo accade, dal mio punto di vista, perché il tempo che la persona aveva a disposizione per trovare una via d’uscita sta per scadere con esito nefasto. Tutto si ritira, scompare nel corpo che ci dice… non puoi fare più niente se non essere vicino.

Caro Diario, anche con Elena successe proprio questo

Una notte mi chiama per andare da Lei a farle un’iniezione. Ok, mi alzo, arrivo a casa sua e faccio quello che devo. Aspetto che si tranquillizzi e quando vedo che sta per addormentarsi la saluto, ma lei “ti prego, non andare, massaggiami un po’ i piedi“.

Io: “E va bene, sei la solita rompi…” alzo il piumone, le tolgo le calze e… Oh noooo! I piedi erano diventati armoniosi, sgonfi, senza più alcuna ruga, solco o quant’altro.

Circa 2 mesi dopo Elena se n’è andata, ma ancora 2 giorni prima di lasciarci, mentre le stavo accanto, con una voce ormai diventata sottile continuava a ripetermi “dai massaggiami i piedi, massaggiami i piedi…”.

E questo ho fatto.
Ti ricordo ogni giorno, cara complicata amica.